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Progetto
Ovidio - database
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autore
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brano
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Cicerone
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De Natura Deorum, I, 86
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originale
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[86] Dubium est enim, utrum dicat aliquid esse beatum et inmortale an, si quod sit, id esse tale. Non animadvertunt hic eum ambigue locutum esse, sed multis aliis locis et illum et Metrodorum tam aperte quam paulo ante te. Ille vero deos esse putat, nec quemquam vidi, qui magis ea, quae timenda esse negaret, timeret, mortem dico et deos: Quibus mediocres homines non ita valde moventur, his ille clamat omnium mortalium mentes esse perterritas; tot milia latrocinantur morte proposita, alii omnia, quae possunt, fana conpilant: Credo aut illos mortis timor terret aut hos religionis.
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traduzione
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86. Non ? ben chiaro infatti se egli affermi che esiste un essere felice ed immortale o si limiti a dire che, posto
che tale essere esista, sia quale egli lo immagini. Sfugge a costoro che, se in questo passo Epicuro si ? espresso in modo
ambiguo, in altri passi sia lo stesso Epicuro, sia Metrodoro espongono l'argomento con la stessa chiarezza con la quale
ti sei espresso tu poco fa. Egli, cio?, crede veramente negli d?i e io non ho mai visto nessuno che, pi? ? di lui, temesse
quelle cose che egli sosteneva non doversi temere, voglio dire gli d?i e la morte. Per gli uomini comuni terrori del
genere non hanno troppo peso; a sentir lui, invece, ne sarebbero sconvolte le menti di tutti i mortali! Ben terribile deve
apparire la morte ai tanti criminali che si danno ai latrocini con la prospettiva della pena capitale, ben terribile deve
presentarsi la maest? divina a quelli che van depredando tutti i santuari che capitano loro a portata di mano!
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